a cura della redazione –

La politica di coesione dell’UE rappresenta uno dei pilastri portanti dello sviluppo economico, sociale e tecnologico dei Paesi UE. Il suo obiettivo è quello di contribuire a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale nell’Unione europea, correggere gli squilibri tra paesi e regioni, in modo da conferire priorità alle politiche dell’Unione, soprattutto in relazione alla transizione verde e digitale. E’ attraverso la politica di Coesione che vengono gestiti gli otto fondi europei, erogatori dei famosi finanziamenti legati per esempio al FESR o al Fondo di Coesione. Dunque, è facile comprendere quanto sia di fondamentale importanza l’analisi contenuta nell’ottava relazione sulla coesione per la comprensione dei punti di forza, debolezza e futuri obiettivi della politica europea, travolta dalla crisi pandemica globale.

Uno dei punti principali toccati dall’analisi riguarda l’evoluzione delle disparità regionali a lungo termine, e i drammatici effetti a breve termine della pandemia da COVID-19. Quest’ultima ha avuto un impatto asimmetrico sulle regioni dell’UE, evidenziando diversità regionali nelle capacità dei sistemi sanitari e nelle restrizioni e nelle strutture economiche. L’impatto è stato più elevato nelle regioni meno sviluppate, dove la mortalità è aumentata del 17% . La recessione causata dalla pandemia ha colpito particolarmente i settori legati alla dimensione relazionale, primo tra tutti il turismo. La politica di coesione ha contribuito a ridurre le disparità economiche, sanitarie, sociali, di genere tra i Paesi Ue, infatti si registra che nel 2023 il PIL pro capite sarà più alto del 2,6 % nelle regioni meno sviluppate, grazie al sostegno ricevuto nel periodo 2014-2020. Questo modello mostra inoltre che il divario tra il PIL pro capite delle regioni che si trovano ai decili più alti e più bassi diminuirà del 3,5%. Il report analitico riporta l’esempio della forza sanatoria del Fondo di Coesione, infatti nei Paesi beneficiari del Fondo, i finanziamenti della politica di coesione sono aumentati dall’equivalente del 34% degli investimenti pubblici totali, al 52% dal periodo di programmazione 2007-2013 a quello relativo al periodo 2014-2020. Ciò sta ad indicare che senza la politica di coesione, la riduzione degli investimenti pubblici sarebbe stata ancora maggiore in questi paesi.

Bisogna sottolineare che l’emergenza pandemica ha spostato l’attenzione dall’obiettivo primario dei programmi di coesione. La politica si è concentrata nell’erogazione di fondi supplementari, rendendo ammissibili le spese di risposta alla crisi e autorizzando tassi di cofinanziamento più elevati per permettere agli Stati europei di far fronte alla crisi. Ad oggi, la politica di coesione dovrebbe tornare alla propria missione principale, che è quella di ridurre le disparità regionali e promuovere lo sviluppo regionale a lungo termine.

Passando al successivo tema di analisi, il report evidenzia come  molti dei motori di crescita in termini di innovazione sociale e tecnologica, capitale sociale e governance, restino concentrati nelle aree urbane e nelle regioni più sviluppate. Questo perchè molte regioni non riescono a coglierne i benefici per le imprese e i lavoratori locali, la scarsa adozione di tecnologie digitali, pratiche gestionali e tecnologie di industria 4.0 nelle imprese e nel settore pubblico fa sì che molte regioni non siano preparate a sfruttare i vantaggi delle nuove opportunità e siano maggiormente vulnerabili alle crisi sistemiche. In sintesi, la governance nell’UE sta gradualmente migliorando, ma persistono divari tra gli Stati membri e al loro interno. Tutti gli Stati membri hanno migliorato il proprio contesto imprenditoriale, ma restano differenze significative, anche l’efficacia dei sistemi giudiziari presenta differenze tra gli Stati membri e in alcuni di essi lo Stato di diritto è andato deteriorandosi nel corso del tempo. Inoltre la politica di coesione ha aiutato a rafforzare la capacità amministrativa e l’attuazione di strategie di sviluppo regionali, in particolare tramite strumenti territoriali e la cooperazione all’interno di aree funzionali, nei paesi con poca autonomia ed esperienza nella gestione dei programmi e degli investimenti pubblici.

Questa panoramica generale ci porta alla conclusione che stanno nascendo e continueranno a svilupparsi nuove opportunità di crescita per i Paesi Ue, ma contemporaneamente, se gestite male o ignorate, esse porteranno a nuovi e profondi gap tra le varie regioni. Sotto questo punto di vista, l’analisi evidenzia come nei prossimi 30 anni la crescita dell’UE sarà guidata dalle transizioni verde e digitale e si presenteranno conseguentemente nuovi cambiamenti strutturali, che rischiano di creare nuove disparità regionali. Volendo riportare un esempio, prendiamo in considerazione la transizione verde e, in particolare, i suoi obiettivi relativi ad un’economia neutra dal punto di vista delle emissioni di carbonio, che trasformi le politiche economiche da lineari a circolari. Se tale transizione promuoverà l’occupazione in settori quali le energie rinnovabili, il riciclo, la progettazione, la ristrutturazione e i servizi ecosistemici, potrebbe, però, influire negativamente su settori che hanno bisogno di ridurre le proprie emissioni e sulle regioni nelle quali questi sono ubicati. E’ per tale ragione che sarà necessario il sostegno di strumenti politici, come il Fondo per una transizione giusta.

Arrivati a questo punto bisogna chiedersi: Quali sono le nuove sfide per la Politica di Coesione?

  • Affrontare le nuove cause di disparità nelle varie dimensioni delle società europee;
  • Rafforzare il ruolo di agency delle regioni e degli stessi cittadini, per contribuire alla costruzione del futuro dell’Europa;
  • Sviluppare gli strumenti per conseguire la coesione in vista del 2050.

L’ultimo punto merita un approfondimento, infatti è questo il tema d’avanguardia dell’analisi. Attraverso quali strategie l’UE intende conseguire la coesione per il 2050?

  • Aumentando l’efficacia delle politiche basate sul territorio. Infatti, la necessità di completare le politiche strutturali a livello nazionale con politiche basate sul territorio è sempre più riconosciuta. La strategia si basa nel puntare sulle risorse locali per rafforzare la competitività e l’ecosistema di innovazione. I piani territoriali per una transizione giusta mirati a livello locale indirizzano il sostegno europeo verso le imprese, i lavoratori e le comunità più colpiti dai cambiamenti strutturali legati al clima. Questo approccio dovrebbe essere rafforzato per altri obiettivi strategici fondamentali previsti dalla politica di coesione, in particolare per quanto riguarda le transizioni verde e digitale. Si dovrebbe inoltre fare pienamente ricorso all’approccio basato sullo sviluppo territoriale integrato e all’obiettivo strategico specifico del Green Deal “Un’Europa più vicina ai cittadini”;
  • Razionalizzando ulteriormente l’attuazione della politica di coesione a favore dei beneficiari. Sulla base delle semplificazioni e della flessibilità già introdotte nel periodo di programmazione 2021-2027, nell’ambito sia della politica di coesione che di altri fondi pertinenti connessi agli investimenti, è opportuno valutare ulteriori miglioramenti favorevoli ai beneficiari nell’attuazione della politica. Allo stesso tempo dovrebbero essere rafforzati i principi fondamentali di un’attuazione partecipativa e basata sul territorio, come la governance multilivello e il principio di partenariato;
  • Rafforzando il ruolo della politica di coesione per sbloccare gli investimenti pubblici e privati nelle transizioni verde, digitale e demografica. La politica di coesione può svolgere un ruolo maggiore nell’incoraggiare gli investimenti a livello regionale, cittadino e locale, facendo leva sulle risorse del settore privato e favorendo gli adeguamenti istituzionali necessari. Ciò significa assicurare che gli attori pubblici e privati al livello appropriato dispongano delle capacità necessarie per sostenere tali investimenti tramite entrate fiscali, diritti di utenza, oneri e altre fonti di entrate nel più lungo termine. Tali sforzi dovrebbero essere collegati al sostegno offerto dalla Commissione per rafforzare le condizioni quadro per una finanza sostenibile;
  • Aumentando gli investimenti nelle persone lungo tutto l’arco della vita. Per rendere in futuro l’Europa più competitiva e coesa sarà necessario investire di più e meglio nell’istruzione e nella formazione delle persone, in particolare nelle loro competenze, nella loro creatività e nel potenziale di creare imprese e innovare. Questo sarà fondamentale per poter affrontare con successo le transizioni tecnologica, verde e digitale che ci attendono. Per rafforzare la propria coesione sociale e rispondere alle necessità dei gruppi lasciati indietro, è necessario che l’Europa investa in misure di attivazione mirate e di inclusione sociale, continuando allo stesso tempo a sostenere le riforme politiche volte a raggiungere uno sviluppo inclusivo;
  • Rafforzando le complementarità all’interno di altre politiche dell’UE, fornendo una dimensione regionale specifica ai nuovi settori di intervento, quali le interdipendenze strategiche, la politica sociale per il clima e le alleanze industriali europee, nei quali la politica di coesione potrebbe assumere una rilevanza particolare. Le valutazioni di impatto territoriale e le verifiche rurali dovrebbero essere rafforzate, in modo da tenere maggiormente conto delle esigenze e delle specificità dei diversi territori dell’UE.

Il dispositivo per la ripresa e la resilienza dell’UE fornirà agli Stati membri fino a 724 miliardi di euro. Il 37% di tale finanziamento deve sostenere l’azione per il clima e il 20% la transizione digitale. Garantire che queste risorse contribuiscano alla coesione in maniera coordinata sarà una sfida di centrale importanza.